Di Alessandro Terziani
E’ Grigor Dimitrov il Maestro 2017. Il talentuoso ventiseienne bulgaro, eterna promessa mai definitivamente esplosa ai grandissimi livelli, si è finalmente presentato alla cassa in questa seconda metà di stagione. Primo Masters 1000 in quel di Cincinnati e adesso un’incredibile trionfo, da imbattuto, alle Atp Finals. Da domani sarà anche n.3 nel ranking mondiale, suo best ranking.
Se qualcuno avesse detto un anno fa, dopo la vittoriosa finale di Murray su Djokovic, che quest’anno la finale londinese se la sarebbero giocata Dimitrov e Goffin, due esordienti al Masters, probabilmente sarebbe stato rinchiuso al manicomio di Montelupo Fiorentino. Invece è stata il logico (o illogico?) epilogo di una stagione che ha mischiato tutte le carte in tavola. Dodici mesi dominati da due giocatori dati per finiti (Federer e Nadal) e clamorosamente “bucati” dai due dominatori dell’anno precedente (Djokovic e Murray). Un anno che ha visto protagonisti i Next Gen capeggiati da Zverev e che sembrava decretare il definitivo fallimento della generazione di mezzo, quella appunto dei Dimitrov e dei Goffin. Come non detto.
La finale odierna non è stata di quelle da ricordare, troppo alta la posta in palio per i due giocatori perchè lo spettacolo non ne risentisse. Ma considerando che c’era il rischio di una replica della non partita di mercoledì scorso, quando nel girone i due si erano già affrontati con il nettissimo successo di Dimitrov er 6-0 6-2, allora non ci possiamo lamentare per i tre set ai quali abbiamo assisitito.
Avvio di partita con la tensione di entrambi i protagonisti che si taglia a fette. Ne risente soprattutto la fluidità del servizio, fioccano i break. Bisogna attendere il quarto gioco perchè un giocatore tenga per la prima volta il servizio, è Goffin che sale a 3-1 con un break di vantaggio. Si scambia molto, vuoi per la scarsa giornata al servizio, vuoi perchè nessuno dei due ha il colpo da ko. Sul 4-2 per il piccolo belga, Dimitrov accelera e si porta in corsia di sorpasso, piazza tre giochi consecutivi e si vola sul 5-4. Il bulgaro adesso mena le danze in virtù di una maggiore presenza fisica in campo. Sul 6-5 non riesce a concretizzare ben quattro set point, ma la quinta chance è quella giusta. Primo set in archivio per il bulgaro.
Il secondo set ha un andamento più regolare con i servizi che tornano a fare il loro dovere. Sul 3-2 per Dimitrov si gioca il punto che determinerà la svolta del set. E’ una palla break per il bulgaro, il giudice di linea chiama out il diritto di Goffin ma l’arbitro Lahyani chiama l’overrule. La palla è effetivamente buona. Il belga, che aveva visto già la stretta di mano vicina, si carica, gioca aggressivo come ancora non aveva mai fatto, e infila addirittuta sette degli otto punti successivi. Nel giro di dieci minuti, Goffin da un quasi 2-4 si ritrova 5-3. Serve per il set sul 5-3 e pareggia il conto.
Nell’ultima frazione di gioco Dimitrov ha più birra in corpo. Goffin fatica a non dare campo all’avversario. Dal 2-2, grazie a un break, il bulgaro si issa sul 5-2. Nel gioco successivo, servizio del belga, è 0-40. Tre Masters point per Dimitrov. Un Goffin orgoglioso li annulla e mantiene il turno di battuta. E’ tutto rimandato al gioco successivo. Il bulgaro si procura altri due match point consecutivi. Il braccio trema ma alla quinta occasione è una disgraziata volèe del belga a consegnare il titolo di Maestro a Dimitrov.
Il bulgaro cade a terra disteso, poi stringe in un lungo abbraccio l’avversario. Un atletico salto a scavalcare i tabelloni pubblicitari e le sue lacrime si confondono con quella di sua madre che lo accarezza e lo stringe a sè in modo amorevole.
Chapeau anche a Goffin, capace di battere Nadal e Federer in questo Masters. Nel prossimo week end sarà chiamato a un’altra impresa, portare in Belgio la Coppa Davis per la prima volta nella storia.
Dimitrov b. Goffin 7-5 4-6 6-3