Redazione, Adriano Spataffi
Non è un tornei per giovani. Sorpresa Nadal a parte, il lunedì degli ottavi nel tabellone maschile ha visto avanzare tutti i giocatori già esperti di slam, con Roger Federer capofila, in attesa Djokovic, spedito a domani proprio dalla maratona tra Nadal e Muller.
Partendo dall’alto la griglia dei quarti di finale vede Andy Murray (1) puntuale al suo appuntamento per la decima volta consecutiva. L’idolo di casa, nonché detentore del torneo, ancora non ha offerto una prestazione degna del suo status, anche oggi sono fioccati errori e cali di concentrazione; ciò nonostante, proprio la sua capacità di riuscire ogni volata a mettersi al di sopra dell’avversario quanto basta, potrebbe essere letta come un sintomo che il meglio Andy, consapevole di non essere in gran forma, se lo stia lasciando per la fase finale. Certo, se questo è ancora possibile Murray deve ringraziare Benoit Paire, che, almeno una volta per set, ha gettato al vento la possibilità di mettere pressione al campione scozzese. Sul primo set non sono bastati due break al francese per prendere vantaggio, Murray ha recuperato entrambe le volte e, al tiebreak, ha dimostrato quanto spesso i campioni si vedano nel momento in cui le palline scottino di più, vincendo per 7-1.
Nel secondo set il britannico parte con break e si fa rimontare al sesto gioco, ma Paire, anziché approfittare del momento positivo, ricede al servizio sul 4-5 in maniera irrecuperabile, doppiando così lo svantaggio.
Il terzo set segue i servizi fino all’ottavo gioco: con Murray al servizio i due fanno un punto a testa fino al 40-40, qui il francese rompe la sessione e si guadagna palla break. Quest’oggi, però, è palese come il killer instict di Paire sia rimasto in albergo, Murray non è sul trono Atp per caso, rimedia e ingrana la marcia fino al 6-4 finale.
Murray b. Paire 7-6(1) 6-4 6-4
Contro il britannico ci sarà Sam Querrey (24). L’americano ha giocato contro Kevin Anderson il quarto rimasto “orfano” di Stan Wawrinka, ma non si può definire una sorpresa dato che era giunto ai quarti di finale anche nel 2016 battendo Djokovic.
La partita tra due ottimi servitori, 35 ace a testa, ha visto il sudafricano più spavaldo in generale, come testimoniano il maggior numero di vincenti, ma anche di errori gratuiti. Per tre set su cinque è stato un unico break a fare la differenza, mentre negli altri due è servito il tiebreak. Querrey perde il primo set per 7-5 e pareggia i conti per 7-6 nel secondo. Al terzo l’americano si porta avanti, e potrebbe chiudere al tiebreak del quarto grazie a ben quattro match point di cui l’ultimo, sull’ 11-10, sul proprio servizio. Andreson, che qui ha riaggiunto gli ottavi nel 2014 e 2015 senza mai superarli, esce vincente per 13-11 dal tremendo gioco decisivo del quarto set segnando, in tutto il set, un solo punto in più dell’avversario, 44 a 43. Al quinto e ultimo parziale, quando si temeva che la lotta dei servizi potesse diventare una logorante maratone, è invece Querrey a trovare lo spunto giusto sul sesto gioco, trasformando la seconda palla break e prendendosi quel vantaggio mai più lasciato fino al 6-3 finale.
Querrey b. Anderson 5-7 7-6(5) 6-3 6-7(11) 6-3
Contro il sorprendente Muller ci sarà Marin Cilic (7) che si sbarazza in tre set di Roger Bautista Agut (18) nella partita più a senso unico di giornata.
Nell’erba di Wimbledon risulta troppo decisiva la differenza di peso, sia nel servizio che nei colpi al rimbalzo, tra i due, con il croato sempre padrone dello scambio che non ha mai permesso all’avversario di aprire delle vere e proprie ostilità se non nei primissimi game.
Cilic b. Bautista Agut 6-2 6-2 6-2
Lo stesso fattore ha una certa importanza anche nel match in cui Milos Raonic (6) elimina Alexander Zverev (10), con il canadese che offrirà così, mercoledì, la rivincita a Roger Federer, dopo averlo eliminato lo scorso anno.
Zverev indubbiamente esce meglio dai blocchi, ma, pur vincendo il primo set, non riesce a scrollarsi Raonic di dosso nel punteggio e, più passavano gli scambi, più i colpi del canadese prendevano potenza e continuità, servizio in testa. A fine partita Raonic risulterà superiore negli ace, nel rendimento generale al servizio, nei vincenti e nelle discese a rete, sia come continuità che come efficacia. Così, dopo quattro set lottati, nel quinto si perde l’equilibrio e il canadese manda K.O. l’avversario, sgretolandone la difesa.
Raonic b. A. Zverev 4-6 7-5 4-6 7-5 6-1
Thomas Berdych (11) vince infine l’ennesima lotta al quinto set di quest’oggi, contro Dominic Thiem (8).
Entrambi i giocatori hanno offerto sprazzi di ottimo tennis, propositivo ed efficace, che ha sempre dato l’impressione di giocarsi su non moltissimi punti.
Volendo trovare l’aspetto che forse ha maggiormente premiato Berdych, lo si può probabilmente trovare, nella differenza tra le percentuali di prime palle. Con il 56% solamente, infatti (contro il 74%), al giovane austriaco mancano quei punti diretti che sono fondamentali nella gestione di una partita tanto equilibrata, per di più protratta per cinque set. Non stupisce, quindi, che al quinto sia proprio il ceco a dimostrare più energia e qualità nei momenti chiave, aiutato anche ad una maggiore esperienza che su questi campi lo ha visto arrivare anche all’ultimo atto.
Berdych b. Thiem 6-3 6-7 6-3 3-6 6-3