Alla scoperta di: Karen Khachanov

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Da Wimbledon, Alessandro Terziani

 

Dopo Alexander Zverev (n.12 ATP), il migliore della Next Gen è Karen Khachanov (n.34). Ottavi di finale all’ultimo Roland Garros, fermato solo da Andy Murray, dopo aver conquistato i prestigiosi scalpi di Thomas Berdych e John Isner. Ad Halle ha raggiunto la semifinale perdendo di misura da Roger Federer. Oggi pomeriggio, sul Centre Court di Wimbledon, affronterà in terzo turno Rafa Nadal dopo aver eliminato il connazionale Kuznetsov e il brasiliano Monteiro.

Fisico statuario, 198 cm per 88 kg, il tennis di Khachanov è di una violenza impressionante. Prima di servizio sempre intorno ai 200 km/h, seconda oltre i 160. Rovescio fluido che scorre via come una fucilata, il diritto è un vero e proprio colpo di frusta che però richiede un ampia preparazione. Non a caso la superficie preferita dal moscovita è la terra rossa, dove ha quella frazione di secondo in più per organizzare il diritto. Non ha colpi di approccio alla rete nei cui pressi si vede raramente. La mano, nonostante le apparenze, è gentile. La si apprezza quando piazza improvvise smorzate e nelle rare volée. In campo, per la sua altezza, è molto rapido e con le lunghe leve riesce a coprire piuttosto bene il rettangolo di gioco. Deve sicuramente migliorare in termini di continuità e gestione dei punti importanti. Se saprà lavorare su questi difetti il giovane russo potrà ritagliarsi un posto duraturo nella top 20 mondiale e sarà un cliente scomodo per tutti, soprattutto sulla corta distanza. 

Il ragazzo, viso e barbetta da tombeur de femmes, pare molto maturo rispetto all’ancora giovane età. Risponde alle domande in modo pacato e riflessivo. Tiene a precisare che, nonostante il pensiero comune, “Karen è un nome maschile di origine armena, l’accento rigorosamente sulla e”. L’altezza l’ha presa dal padre Abgar (armeno come quello di Agassi), pallavolista di buon livello. Il suo avvicinamento al tennis fu del tutto casuale. “Mia madre Natalia, quando avevo tre anni, vide un volantino sulla bacheca dell’asilo che frequentavo che invitava a iscriversi ai corsi di tennis del circolo vicino”. Il piccolo Karen, particolarmente portato, studia e si allena a Mosca. Poi a 15 anni la grande decisione. “Lasciai la famiglia per trasferirmi a Spalato in Croazia alla corte di Vedran Martic, l’ex coach di Goran Ivanisevic. Anche se ero un ragazzo già piuttosto maturo, all’inizio è stata molto dura, mi mancava molto la mia famiglia. Un’esperienza che mi ha aiutato a crescere sotto tutti gli aspetti” Nell’aprile 2014 un nuovo trasferimento. “Tre anni fa la decisione di andare ad allenarmi a Barcellona dal mio attuale allenatore Galo Blanco, ex coach di Milos Raonic” Curioso come Blanco, classico spagnolo arrotino degli anni ’90, sia diventato la guida di due bombardieri. “Con Galo ci capiamo al volo. Ci siamo posti un traguardo che è ancora molto lontano e richiederà tanto lavoro e sacrificio” Si schermisce quando sente parlare di numero uno. “No, quello è un sogno, non un traguardo. Gli obiettivi troppo ambiziosi possono diventare un problema” Molti lo accostano a Safin o a del Potro. “Quando ero bambino Marat, allora numero uno del mondo, era il mio idolo. Adesso ammiro molto l’argentino anche se abbiamo caratteristiche tecniche diverse, soprattutto nel diritto”     

Già sposato con Veronika dallo scorso novembre, Karen ha interessi completamente diversi dai suoi coetanei. “Nel tempo libero amo giocare a scacchi, leggere romanzi – il mio autore preferito è Erich Maria Remarque – e libri sulla storia russa, guardare programmi culturali. Quando ne ho la possibilità gioco volentieri a basket”. Karen, anche per evitare il servizio militare obbligatorio in Russia per ragazzi tra 18 e 27 anni, è iscritto alla Facoltà di Scienze Motorie che segue per via telematica. Non c’è proprio posto per la PlayStation nella valigia di Khachanov.

Con gli altri esponenti della Next Gen c’è un ottimo rapporto e una sana competizione. “Lo scorso anno a San Pietroburgo persi al primo turno con Sasha Zverev che poi vinse il torneo. Mi allenai come un matto quella settimana, se ce l’ha fatta lui posso riuscirci anch’io. La settimana successiva vinsi il mio primo titolo a Chengdu. Con Sasha ci vediamo spesso e ci incitiamo l’un l’altro. Gli ho fatto i complimenti per la vittoria a Roma, penso sia stato di grande stimolo anche per me e abbia in qualche modo contribuito ai miei recenti risultati