Alla scoperta di: Fred Gil

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Foto copertina di Joao Francisco Carrega

Di Fabrizio Salvi

Fred Gil è come un bicchiere di Porto, completo e dal sapore inconfondibile. Un tennista da assaporare, da gustare, poiché in campo sa far tutto. Colpisce il rovescio sia a una mano, sia a due, gioca da fondocampo e, in una sorsata, viene a rete e si prende il punto. A 32 anni è un atleta completo ma, al tempo stesso, si sta migliorando per cercare di ritornare nelle zone che più gli piacciono. Ama l’Italia, ha un legame col Circolo Tennis Arezzo per il quale ha giocato contribuendo al ritorno in serie B.

Lui sogna in grande, crede in sé stesso e quel numero 62 Atp è un bel biglietto da visita. D’altronde non potrebbe che essere così uno che ha battuto Monfils a Montecarlo e sfidato Rafa Nadal, Roger Federer e Andy Murray. Forse è azzardato dire che il meglio deve ancora arrivare ma, di sicuro, a Fred le sfide non fanno paura.

Ciao Fred, è un piacere vederti al Ct Arezzo, da dove nasce questa cosa?

L’idea di venire qui ad Arezzo è nata per conoscere personalmente il Circolo Tennis e passare un po’ di tempo con il Presidente e gli altri componenti della squadra, cercando di preparare al meglio la prossima stagione.

Sei stato coinvolto anche in attività collaterali durante questi due giorni..

Oltre a quello che ti ho appena detto, sono venuto a fare un po’ di scuola e partecipare all’esibizione organizzata per aiutare il circolo.  

Sono state due giornate impegnative, hai anche avuto modo di visitare la città?

Ho passeggiato per le strade del centro storico e mi è piaciuto davvero tanto. Inoltre abbiamo mangiato dell’ottima carne!

 

Fred Gil dopo l’intervista concessa a tiebreaktennis.it

Quello con il belpaese è un rapporto particolare, qui hai anche vinto il tuo primo torneo Challenger in carriera (Sassuolo, 2006), cosa ti lega a questo paese?

Sin da piccolo mi è sempre piaciuto tanto giocare in Italia, forse perché ho sempre mangiato bene e, quando si mangia bene, gioco bene. È così da sempre, non so perché! Pensa che gioco anche in Francia ma, onestamente, è un po’ diverso…

A proposito di Francia, Montecarlo 2010 (vittoria contro Monfils) è stato il momento migliore della tua carriera?

Il Master di Montecarlo è un altro momento top della mia carriera. È chiaramente un livello diverso perché nei Challenger Italiani si sta molto bene, però, quello è un Master 1000 ed è il massimo.

Non solo Monaco come momento di apice personale ma, anche, il torneo di casa..

La finale dell’Estoril Open è un altro splendido ricordo che ho. Il mio sogno è sempre stato quello di giocare la finale a casa, ci sono riuscito!

In virtù di queste cose, è difficile riprogrammare il cervello e giocare i Futures quando sei stato a livello così alto?

É molto difficile perché cambia tutto. Prize money, sponsor.. persino le palline! La motivazione è molto diversa e anche tutto l’ambiente, incluse le persone che ci lavorano, è molto differente. Nel circuito Challenger si percepisce più professionalità, nei Futures un po’ meno. La componente esterna influenza molto il mio tennis e se è tutto molto professionale, di riflesso, gioco molto meglio.

Che cosa hai in serbo per gli anni a venire?

Sinceramente pensavo che fosse più facile ritornare ad un certo livello. Non è semplice uscire dai Futures e Challenger e, ragion per cui, ho apportato alcune modifiche sul lato del rovescio. Il mio target in singolare è arrivare vicino alla top 300 per provare a giocare le qualificazioni degli Slam..

E fino a che età ti piacerebbe giocare?

Non mi sono dato una scadenza, vorrei essere ancora in campo a giocare fino ai 39/40 anni. Un altro obiettivo è quello di giocare il doppio a livello top. Quindi, ancora per qualche anno, rimarrò concentrato sul singolare, poi mi dedicherò al doppio anche se non ho ancora un partner fisso, spero di trovarlo.

 

Tu sei anche un personaggio molto noto in Portogallo, hai avuto anche copertine di magazine dedicate..

Beh, si, diciamo che qualcuno conosce Frederico che gioca a tennis, ma faccio una vita da persona normale. Solo nel 2009, quando ero numero 1 di Portogallo, mi aspettavano in aeroporto e avevo molte richieste di interviste. In quel momento mi è cambiata la vita e ho dovuto contattare un press manager per gestire tutte le domande che avevo. Ho contattato questa persona per organizzare tutto perché, io e il mio allenatore, volevamo restare concentrati solo sul campo.

 

Il tennis nel tuo paese ha dei buoni giocatori, stanno lavorando per crearne di nuovi?

Al momento abbiamo João Sousa (28 anni, 57 Atp) e Gastão Elias (27 anni, 115 Atp) che stanno facendo molto bene. La Federazione Tennis ha potuto investire molto grazie all’intervento di alcuni sponsor e stanno utilizzando quel denaro per organizzare i tornei. Al momento abbiamo diversi Futures, tre Challenger e un Atp. In generale il tennis sta crescendo molto e, come avremo un circuito più grande, riusciremo anche a produrre più tennisti di livello.

Che ne sarà del suo futuro è difficile pronosticarlo ma, credeteci, vedere Fred Gil in campo è un’esperienza inebriante. Il bicchiere della sua carriera deve ancora riempirsi e la bevanda crea assuefazione.