Redazione, Adriano Spataffi
Stavolta non cade il favorito, ed è Marin Cilic (7) il primo finalista dell’edizione 2017 di Wimbledon.
Il croato, secondo del suo paese a raggiungere questo risultato dopo Goran Ivanisevic nel 2001, ha avuto la meglio su Sam Querrey (24) dopo quattro set logoranti non tanto dal punto di vista fisico quanto mentale.
La partita, come ci si attendeva, è stata caratterizzata dai grandi servizi dei due, molto difficilmente partiva lo scambio e, anche quando questo succedeva, i primi due colpi sono sempre stati determinanti nell’andamento del punto, che non ha quasi mai superato le 4-5 ribattute.
Da qui la difficoltà del match, perché con questo andamento le partite girano su pochissimi punti, ci sono poche chance di prendere il servizio all’avversario e, in quei pochi momenti, è fondamentale rendere al meglio anche se la tensione del momento e la discontinuità del gioco non rendono certo i movimenti sciolti e naturali.
Cilic vince qui, sui momenti clou, nonostante per più volte abbia mancato il colpo del k.o..
Il primo set viaggia spedito fino al tiebreak, zero palle break e partita che somiglia al tiro a segno, con il ribattitore che raramente arriva ai 30. Cilic scappa 4-1 avanti ma si fa rimontare, l’americano è in fiducia e dal 5-5 si guadagnerà due set point, sfruttando il secondo.
Da questo momento in poi inizia a fare la differenza la risposta di Cilic. Benché infatti entrambi completeranno il match con una percentuale di prime attorno al 65% (due doppi fallo di Querrey, uno di Cilic), l’attuale numero 28 al mondo (22 da Lunedì) porterà a casa il punto il 76% delle volte con la prima palla (13 ace) e il 49% con la seconda (una su due), contro l’88% (25 ace) e 67% di Cilic. Questo dato la dice lunga sulla maggior predisposizione del croato ad essere propositivo anche in risposta, mentre Querrey, tendeva più a cercare di far giocare il colpo successivo sperando in qualche passo falso.
Un break all’ottavo gioco basta a Cilic ad aggiudicarsi il secondo set, Querrey barcolla e perde il servizio al terzo game del terzo ma, forse cosciente che non avrà ancora troppe occasioni di giocarsi una finale di uno slam, rientra subito in pista al game successivo, approfittando di due gratuiti di Cilic, lento in uscita dal servizio. Di nuovo tie-break: stavolta la partenza è equilibrata, nessun minibreak fino al 4-3 Cilic, ma a questo punto è Querrey ad incappare in due gratuiti, uno di diritto e uno di rovescio, che saranno fatali.
Al quarto set stavolta è l’americano ad andare avanti con i servizi. Querrey, però, paga forse l’inesperienza a queste partite e non riesce a condurre il set gestendo solo i propri game al servizio: Cilic si fa sempre più aggressivo riconquistando il break all’ottavo game per poi portarsi 6-5. Ecco che la tensione ha la meglio su Querrey, un doppiofallo in apertura, poi movimenti lenti, quasi trattenuti dopo i servizi successivi, che costano due gratuiti nonostante siano entrate due prime su tre, e Cilic vola 15-40. Un rischio con un rovescio lungolinea uscito vanifica il primo match point, ma poi ancora una risposta su una prima riconsegna al croato la palla della chiusura, stavolta con il diritto e, meritatamente, Cilic si prende la sua seconda finale Slam in carriera.