Challenger Bergamo: il Decreto anti-contagio blocca la finale

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Il Pala Agnelli di Bergamo / Foto by Antonio Milesi

L’allarme coronavirus obbliga a cancellare la finale del Challenger di Bergamo. Sfuma anche la possibilità di giocare a porte chiuse. 

Le hanno provate tutte, ma non c’è stato nulla da fare: la finale del Challenger di Bergamo non si giocherà. Trovandosi in Lombardia, la città di Bergamo è pienamente coinvolta dal decreto d’emergenza, diffuso in queste ore, che punta a limitare i rischi di contagio da coronavirus, che in Italia ha già superato i 100 casi di positività. Non ne risultano a Bergamo, ma la cancellazione della partita di calcio Atalanta-Sassuolo (stabilita sabato sera) era già un segnale che si sarebbe andati verso l’annullamento.

La decisione è diventata definitiva intorno alle 10 del mattino, dopo che il direttore del torneo Marco Fermi ha preso contatto con la Prefettura. È stato fatto un tentativo in extremis: chiedere una deroga per lo svolgimento a porte chiuse, come peraltro avevano chiesto anche i due finalisti, Illya Marchenko ed Enzo Couacaud. Il colloquio con il Responsabile di Gabinetto della Prefettura bergamasca, tuttavia, non ha dato le risposte sperate.

Per questo, la finale non si giocherà e la quindicesima edizione rimarrà senza vincitore. Da regolamento, l’ucraino e il francese intascheranno i punti e il prize money destinati ai finalisti (48 punti ATP e 3.650 euro). Il resto è soprattutto delusione per gli organizzatori, i quali – fino all’ultimo – le hanno provate tutte per garantire almeno lo svolgimento dell’incontro.

C’era stato anche l’interessamento di Bergamo TV, emittente locale ad altissima diffusione (vanta circa 200.000 contatti quotidiani), che avrebbe trasmesso in diretta la finale per compensare l’assenza di pubblico sugli spalti. Niente da fare, le cause di forza maggiore hanno impedito anche questa soluzione.

Noi abbiamo fatto tutto il possibile, anche perché i giocatori spingevano per scendere in campo” ha detto Marco Fermi, deluso per l’impossibilità di vivere quella che – a tutti gli effetti – è una giornata di festa. Il giorno della finale, infatti, non si limita alla vicenda agonistica ma offre la suggestiva cerimonia di inizio giornata, che riempie il Pala Agnelli già un’ora prima dell’incontro. Nel 2020, tutto questo non ci sarà.

IL SOSTEGNO DEGLI SPONSOR, LA DELUSIONE DEI GIOCATORI

“Ma tengo a sottolineare che i primi a chiamarmi, una volta appresa la notizia, sono stati i nostri title sponsor, Gabriele e Giuseppe Magoni – dice Gabriele Merelli di Olme Sport, comitato organizzatore – e hanno confermato il loro appoggio, anche per il futuro. Hanno compreso l’eccezionalità della situazione e sono al nostro fianco. Purtroppo, data la gravità della situazione, questa è la decisione corretta”. Grande delusione anche per i due giocatori.

Già intorno alle 11, Illya Marchenko era al Pala Agnelli. “Spiace moltissimo, soprattutto dopo aver combattuto duramente per tutta la settimana – ha detto l’ucraino – abbiamo provato a chiedere di giocare senza pubblico, ma non è stato possibile. Sono deluso soprattutto perché non mi capita tutte le settimane di arrivare in finale. C’è un po’ di preoccupazione, perché se tutto questo è successo in Italia, può succedere ovunque. Adesso la mia programmazione prevede il Challenger di Pau, in Francia, poi il weekend di Coppa Davis in Ucraina (il suo team giocherà contro Taiwan a Zaporizhzhi, ndr). Spero che vada tutto bene”.

Più meno stesse sensazioni per Enzo Couacaud, giunto al palazzetto intorno alle 12 per una breve riunione con gli organizzatori e il supervisor ATP Carmelo Di Dio, durante la quale è stata formalizzata la decisione. “Sono molto deluso, è un peccato perché venivo da una splendida settimana – ha detto – adesso anche io andrò a Pau per il torneo Challenger. La mia programmazione non cambia, credo che queste siano decisioni che spettano ai governi e alle città, non certo al mondo del tennis”.

QUEI TORNEI MAI TERMINATI

A modo suo, questa edizione rimarrà nella storia. Non era mai successo che un torneo non si concludesse per un’emergenza sanitaria, mentre esistono diversi casi di eventi non conclusi per ragioni di forza maggiore, in particolare relative al maltempo. Il più famoso riguarda, probabilmente, il torneo ATP di Rotterdam. Nel 1984, la finale tra Ivan Lendl e Jimmy Connors fu interrotta sul punteggio di 6-0 1-0 per il cecoslovacco.

Con una telefonata anonima, il rappresentante di un presunto movimento “anti-capitalista” disse che era stato piazzato un ordigno nei pressi del campo centrale. Le ricerche non ebbero effetto, ma Lendl rifiutò di tornare in campo e il torneo rimase senza vincitore.

Più frequenti i casi di mancate conclusioni per pioggia: il più importante rimane Monte Carlo 1981: anche in quel caso, era in campo Jimmy Connors. Sul punteggio di 5-5 nel primo set, la finale contro Guillermo Vilas fu sospesa e mai più ripresa. Agli albori dell’Era Open, la pioggia impedì la disputa della finale al torneo del Queen’s 1968 tra Clark Graebner e Tom Okker, ma si ricordano anche tornei nemmeno andati vicino alla conclusione.

L’ATP di Rancho Mirage del 1980 fu bloccato prima dello svolgimento delle semifinali, mentre il torneo femminile di  Lugano, nel 1983, si interruppe addirittura prima dei quarti. Per quanto riguarda i Challenger, stessa categoria del Trofeo Perrel-Faip, si ricorda un caso del 2011 alle Reunion Islands, quando la pioggia costrinse a interrompere l’evento ancora prima dei quarti di finale. Per Bergamo è un finale amaro, che sarà impossibile dimenticare.

Tuttavia, il sostegno degli sponsor e la qualità del torneo fino alle semifinali sono la spinta propulsiva ideale per iniziare a pensare alla prossima edizione, la sedicesima. Un’edizione a cui Bergamo si presenterà in enorme credito con la sorte.

 

CHALLENGER DI BERGAMO – Finale Singolare

Illya Marchenko (UCR) vs. Enzo Couacaud (FRA) non disputata