ATP ROMA – “Il cuore pulsante di Roma non è certo il marmo del Senato, ma è la sabbia del Colosseo”, dice il senatore Gracco ne “Il Gladiatore” di Ridley Scott. A distanza di secoli, mentre nell’immaginario collettivo l’Anfiteatro Flavio è ancora universalmente riconosciuto come il simbolo della Città Eterna, per pochi ma intensissimi giorni i riflettori si accendono sulla terra rossa del Foro Italico e sulle sue alte statue di marmo bianco catalizzando l’attenzione su uno degli eventi tennistici più importanti del mondo: gli Internazionali BNL d’Italia, uno dei nove Master 1000 del circuito ATP, giunti all’edizione numero ottanta.
Un torneo ricco di tradizione che si appresta quest’anno a scrivere una nuova pagina, forse l’inizio di una nuova era. Non ci sarà al Foro Italico l’uomo che più di ogni altro ne ha segnato la storia, ovvero quel Rafael Nadal capace, tra il 2005 ed il 2021, di arrivare per ben 12 volte a giocarsi il titolo e riuscendo nell’impresa di alzare al cielo il trofeo sul Campo Centrale in ben 10 occasioni (record assoluto – 2005, 2006, 2007, 2009, 2010, 2012, 2013, 2018, 2019, 2021). Dodici finali come quelle raggiunte dall’altra leggenda vivente che gli ha spesso conteso lo scettro di “Re del Foro”: amatissimo in Italia, il campione uscente Novak Djokovic ha trionfato a Roma 6 volte (2008, 2011, 2014, 2015, 2020, 2022). Dopo il successo agli Australian Open che gli ha consentito di agguantare proprio Rafa in vetta alla classifica degli slam vinti (22) e lo stop forzato per le note vicende che gli hanno impedito di prendere parte alla lunga trasferta americana (Indian Wells, Miami), Nole ha iniziato la compagna su terra rossa con un fastidio al gomito accusato a Montecarlo che ne ha fin qui compromesso le prestazioni in campo (appena due vittorie e solo quattro match disputati).
Non sta attraversando un momento particolarmente brillante neanche l’altro finalista della passata edizione degli “IBI”, Stefanos Tsitsipas. Dopo l’ottimo avvio di stagione culminato con la finale di Melbourne, il greco ha perso smalto e neanche il ritorno sulla superficie prediletta sembra avergli restituito la brillantezza che con il suo tennis ha ampiamente dimostrato in passato di essere in grado di esprimere. A Montecarlo (dove aveva vinto le ultime due edizioni) non si è spinto oltre i quarti e solo a Barcellona ha raggiunto la finale, perdendo come un anno fa da Alcaraz. Non se la passa meglio Casper Ruud che, dopo un 2022 da incorniciare (con tre titoli su terra rossa messi in bacheca e le prestigiose finali di Miami, Parigi, New York e Torino), ad eccezione del trionfo portoghese di Estoril non è mai stato protagonista in questo inizio di 2023.
Senza particolari aspettative arriva a Roma Daniil Medvedev, intenzionato a limitare i danni nella parte di stagione a lui meno congeniale, mentre spera qualcosa in più il padrino di sua figlia Alisa, Andrey Rublev. Il russo poco meno di un mese fa a Montecarlo ha conquistato il suo primo Master 1000 in carriera ed è reduce dal successo in doppio a Madrid con il connazionale Karen Khachanov. Chi sogna che la terra rossa gli restituisca quanto drammaticamente gli ha portato via un anno fa a Parigi in un drammatico infortunio, è Alexander Zverev, alle prese con un recupero più complicato del previsto. Chissà che non possa essere Roma il teatro della rinascita, lo stesso palcoscenico che da promessa lo elesse a giovane campione quando, appena ventenne, nel 2017 vinse il primo Master 1000 della sua carriera superando in finale un certo Novak Djokovic.
In questo scenario resta difficile non considerare favorito d’obbligo quel Carlos Alcaraz cui i sempre numerosissimi supporter spagnoli ogni anno presenti sugli spalti del Foro Italico, orfani di Nadal, confideranno le proprie speranze. Dopo aver saltato gli Australian Open per un infortunio muscolare, il fenomeno di Murcia (20 anni compiuti lo scorso 5 maggio) non ha sbagliato un colpo: trionfo a Buenos Aires, finale a Rio de Janeiro, vittoria ad Indian Wells, semifinale a Miami (fermato solo da Sinner), successi a Barcellona e Madrid.
E chissà, Nole permettendo, che non sia proprio Jannik Sinner l’antagonista più accreditato dello spagnolo. Inserito nella parte alta del tabellone, l’azzurro che dopo aver sfiorato l’impresa a Miami è ancora a caccia del primo mille in carriera, non potrà incontrare Carlitos prima della finale. Tre a tre i precedenti fra i due giovanissimi fenomeni, di cui l’unico su terra rossa vinto proprio un anno fa da Jannik in rimonta nella finale di Umago. Nella parte bassa del tabellone presidiata dallo spagnolo c’è Lorenzo Musetti (anche lui già in grado di battere di Alcaraz un anno fa nella finale di Amburgo che gli valse il primo titolo in carriera), anche lui desideroso di esaltare il pubblico del Foro, accorso in massa a vedere i suoi allenamenti come quelli di Jannik.
Nonostante l’assenza per infortunio di Matteo Berrettini, la compagine azzurra si presenta forte anche delle presenze di Fabio Fognini (subito impegnato in un primo turno di grande fascino con il vincitore dell’edizione 2016 Andy Murray), Lorenzo Sonego, Marco Cecchinato, Giulio Zeppieri, Francesco Passaro, Luca Nardi, Matteo Arnaldi, Flavio Cobolli e Stefano Napolitano. Tanti pretendenti per provare a regalare un successo italiano che al Foro Italico manca dal 1976 quando, nella migliore annata della sua carriera, Adriano Panatta dopo Roma conquistò anche Parigi, prima di trascinare la Nazionale al trionfo in Coppa Davis.